Vi siete mai fermati in una libreria o fumetteria perché conquistati dalle splendide copertine di un manga? Anche se il fumetto giapponese è principalmente realizzato in bianco e nero, le copertine e talvolta alcune pagine all’interno del volume sono a colori e servono non solo a dare un’idea di che colore hanno i capelli o i vestiti i protagonisti, ma anche per attirare l’attenzione di un lettore.
I colori scelti in un manga infatti solitamente trasmettono subito un’atmosfera e un tono narrativo: palette sgargianti e luminose suggeriscono vivacità, allegria e avventura, mentre toni più cupi o desaturati possono far intuire dramma, mistero o suspense. In effetti, le copertine migliori sono proprio quelle che riescono a “racchiudere” l’essenza della storia in un unico colpo d’occhio, incuriosendo sia i fan di lunga data sia i neofiti. Per questo motivo editori e mangaka dedicano grande cura alla scelta cromatica delle sovraccoperte: una composizione ben riuscita – personaggi in primo piano, sfondo evocativo e titoli integrati – con una palette azzeccata può fare davvero la differenza nel convincere un nuovo lettore a iniziare la serie.
Come dicevamo prima, spesso anche le prime pagine del capitolo o del volume sono realizzate a colori, proprio per rafforzare l’impatto iniziale. In molte riviste giapponesi (come il noto Weekly Shōnen Jump) il primo capitolo di un manga ha addirittura pagine iniziali a colori. Queste tavole funzionano da biglietto da visita: stabiliscono immediatamente il mood della storia, i colori dominanti, e preparano il lettore all’emozione che proverà tra le pagine in bianco e nero.

Anche Akira Toriyama, ad esempio, nelle prime uscite di Dragon Ball alternava tavole a colori, rendendo i personaggi e l’azione ancora più energici fin dal primo sguardo. Analogamente, il collettivo CLAMP affida alle copertine coloratissime delle sue serie (basta pensare a Cardcaptor Sakura) il compito di trasmettere subito la vivacità e la magia delle storie, sfruttando tonalità pastello o vivaci per enfatizzare il carattere fiabesco.
Molti autori poi sfruttano i colori nei manga anche per far capire inconsciamente ai lettori le personalità di un personaggio. Avete infatti mai notato che molti protagonisti degli shonen sono vestiti di colori vivaci come rosso o arancione, oppure hanno un colore dei capelli simile. Questo perché gli autori amano creare contrasto tra i colori caldi, spesso associati a personaggi estroversi, vivaci e irruenti, e colori freddi associati invece a personalità più calme e introverse o fredde e impassibili.
Di esempi ce ne sono tantissimi: pensate ai colori di Goku e Vegeta o di Naruto e Sasuke. Molte palette di colori nei manga dunque non sono scelte casualmente, ma hanno un preciso scopo anche ai suoi fini narrativi.
Non solo bianco e nero
Quando si passa all’interno dei tankōbon, però, tradizionalmente i manga sono stampati in bianco e nero. Il colore sparisce, ma l’effetto cromatico non viene comunque del tutto perso: è qui che entrano in gioco ombre, inchiostri neri e retini. I retini sono fogli trasparenti adesivi stampati con motivi a punti, linee o texture predefinite: vengono applicati sulle tavole per aggiungere sfumature, luci e ombre senza bisogno di colorare. In pratica, i retini consentono di simulare diverse gradazioni di grigio, creando l’illusione di profondità e di atmosfera, o anche effetti di luce e ombra.

La bellezza del bianco e nero sta nel lasciare spazio all’immaginazione: molti mangaka preferiscono concentrarsi sul tratto, sulle linee e sulla composizione, sentendo che l’emozione può esprimersi efficacemente anche senza il colore. Senza la distrazione delle tinte, il lettore presta più attenzione a come il chiaroscuro e i contrasti delineano volumi e spazi. Un viso in ombra può trasmettere mistero, un cielo retinato di punteggiatura può suggerire malinconia o romanticismo. In pratica, chi progetta un manga sa che anche in bianco e nero ogni elemento grafico – densità del nero, linee sottili o spesse, motivi dei retini – contribuisce a creare l’atmosfera desiderata: dalla drammaticità delle scene d’azione alla delicatezza dei momenti più intimi.

